Sogno 0 – Silvia Atzori

Un sogno di nascita – mi hai detto
il labirinto di pietra con l’acqua dentro
che arrivava fino al petto e fuori il mare
i fondali che divorano la luce
e la biscia d’acqua che mi ha morso il braccio
mentre stavo seduta sul bordo:

un uomo ha succhiato il veleno e la ferita
era migrata sul ventre, poi sul fianco, poi
ha sputato tra le onde il liquido, i fori
dei denti non mi hanno più lasciata in pace.

Non mi avevi detto di non sporgermi
che l’acqua fuori era diversa, più gelida.
Il labirinto di pietra è diventato la mia casa e l’uomo
che si aggira nel mio corpo
non ha nulla a che vedere con noi.


(inedito)

*

L’immagine di un’invasione idrica è quella che domina in questo testo di Atzori: vediamo l’«acqua» «che arrivava fino al petto», «fondali che divorano la luce», «la biscia d’acqua che mi ha morso il braccio». Un capovolgimento, quindi, delle acque che si prendono la terra, gli uomini, il cielo. L’elemento archetipico (e la sua rivoluzione) sono però fin dall’incipit inquadrati in un contesto onirico («Un sogno di nascita») che permette all’autrice di controllarne la forza digressiva e al lettore di misurarne meglio il portato simbolico. In questo modo il gioco si fa infatti tra due individui (chi parla e l’«uomo»), su una differenza tra l’essere aggrediti («i fori / dei denti non mi hanno più lasciata in pace») e l’essere padroni di una situazione («un uomo ha succhiato il veleno»), su un divieto o minaccia («non sporgermi») e la sua frantumazione, capace – con «il labirinto di pietra» «diventato la mia casa» – di generare un nuovo ordine.

A.F.P.